lunedì 23 giugno 2025

MANDORLO SISTEMA ZARAGOZA: SI COMINCIA CON IL “PALMO DELLA MANO”

MANDORLO SISTEMA ZARAGOZA: SI COMINCIA CON IL “PALMO DELLA MANO”

Nel sistema di gestione della chioma del mandorlo secondo il metodo Zaragoza, uno dei primi interventi fondamentali nella potatura di produzione è il “Palmo della Mano”. Un’operazione mirata, essenziale per impostare correttamente la struttura della pianta e favorire uno sviluppo equilibrato e produttivo. Il principio è semplice: si libera il centro della pianta, alleggerendo la chioma per migliorare la circolazione dell’aria e della luce. Si mantengono solo le branche principali, ben orientate verso l’esterno - le “dita” del palmo - che rappresentano la base della chioma futura il "ZaragoZa". Il taglio è leggero e selettivo: si eliminano solo le "frattaglie" ossia i rametti interni di scarso valore. La potatura non forza la pianta, ma la accompagna, rispettandone la naturale architettura cespugliosa. In questa fase iniziale è importante anche ripulire la pianta dai vecchi laccetti in plastica che la tenevano legata ai tutori, e chiudere i fori dei pali di sostegno, per garantire un ambiente sano e ordinato, prevenendo futuri problemi fitosanitari. Completato l’intervento, il mandorlo è pronto per affrontare la stagione: più arioso, più sano, più ricettivo ai trattamenti estivi.


Si ringrazia l’azienda “Santamaria”


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Attività divulgativa svolta in collaborazione con:

domenica 22 giugno 2025

DAL VIGNETO AL PERETO: UNA RICONVERSIONE INTELLIGENTE E SOSTENIBILE


Sempre più spesso, gli agricoltori si trovano davanti alla necessità di riconvertire impianti frutticoli giunti al termine del loro ciclo produttivo, in particolare i vigneti. L’impossibilità di reimpianto sulla stessa superficie, a causa della cosiddetta 'stanchezza del suolo' dovuta ad accumuli di essudati radicali fitotossici e organismi patogeni specifici, spinge alla ricerca di nuovi terreni — con costi elevati e impatti significativi.

Una soluzione innovativa e sostenibile

In questo contesto, l’agronomo Vito Vitelli propone una soluzione moderna, sostenibile e a basso impatto: riutilizzare integralmente le strutture del vecchio vigneto per impiantare colture alternative come kaki o pero, evitando demolizioni, smaltimenti e costi superflui.

“Il pero, in particolare, si presta perfettamente al riadattamento,” spiega Vitelli, “e permette di sfruttare ogni filare disponibile, valorizzando l’investimento strutturale esistente.”

Preparazione del terreno per l'impianto del pereto.

Giovani piante di pero alla ripresa vegetative dopo la messa a dimora con shelter.

Panoramica del pereto in fase di crescita con impianto strutturato.

Tecnica di inarcamento del fusto per il contenimento vegetativo.


Pareti fruttifere ben illuminate lungo l’arco vegetativo.

Vista d'insieme del pereto ad alta densità, completamente pedonale.

Struttura del filare con pali e fili riutilizzati dal vigneto.


Il pereto pedonale ad alta densità

Nel caso specifico del pero, le file ereditate dal vigneto (2,8 m) vengono mantenute, ma si intensifica la densità di impianto lungo la fila, con piante distanziate a 60–80 cm, allevate con la tecnica del monoasse. Le piante, alte non oltre i 2 metri, vengono contenute attraverso l’inarcamento della cima, creando pareti produttive illuminate e facilmente gestibili da terra.

“L’inarcamento è una tecnica potente,” spiega Vitelli, “perché riduce la dominanza apicale e stimola la fruttificazione lungo l’arco e l’asse, generando due pareti fruttifere illuminate e compatte.”

Recupero delle strutture esistenti

Uno dei vantaggi principali di questo approccio è la riduzione dei costi grazie al recupero completo dell’infrastruttura esistente: i pali vengono lasciati in campo, i fili vengono riposizionati verticalmente, e si aggiungono semplici tutori in canna per le giovani piante. Anche l’impianto irriguo viene riutilizzato integralmente.


L’esperienza concreta di Mirian Modica

Nel gennaio 2024, Mirian Modica, giovane agricoltore siciliano, ha adottato questo sistema per sostituire un vigneto poco produttivo con un pereto superintensivo della varietà Coscia. Ha impiantato 2200 piante/ha su sesto 2,8 m x 60 cm, riutilizzando completamente le strutture preesistenti.

“Tutto è stato recuperato — pali, fili, testate, irrigazione. Tra poco più di due anni, raccoglieremo i primi frutti,” racconta Modica.

Una via replicabile per la frutticoltura moderna

Questo progetto dimostra come sia possibile riqualificare impianti esistenti con tecniche moderne e sostenibili, dando nuova vita ai vigneti dismessi e offrendo agli agricoltori una soluzione rapida, economica ed ecologica per la riconversione.

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