lunedì 27 marzo 2023

Aratro talpa, meglio non sottovalutarlo


L'impiego dell'aratro talpa per l'aerazione dei suoli è una tecnica conosciuta da oltre mezzo secolo, con l'avvento delle macchine a elevata potenza, ma che continua ad avere una certa validità quando si vuole ottenere un giusto equilibrio tra contenuto di umidità del terreno e l'ossigeno, vitale per le radici e per gli organismi tellurici.


I suoli, per effetto della forza gravitazionale e per l'azione battente degli agenti atmosferici, tendono a costiparsi, diventando meno ospitali. L'apertura periodica di una fenditura stretta e profonda consente di aumentare la permeabilità, senza stravolgere i delicatissimi equilibri esistenti tra la frazione vivente (organismi di varia natura, microrganismi, radici) e la frazione minerale e organica.

lo squarcio centrale, tra le due file, esercita un forte richiamo dell'umidità  favorendo lo smaltimento dell'acqua in eccesso e l'arieggiamento del suolo. Se il terreno è molto secco è facilitata la costituzione delle riserve idriche nel sottosuolo in seguito a piogge.


L'agronomo Vito Vitelli ci spiega perché l'impiego di questa attrezzatura da campo è importante nella gestione ottimale di un arboreto.

occorrono trattrici che abbiano una potenza di almeno 80 cc per l'utilizzo di un buon aratro talpa

"Questo aratro (ripuntatore) effettua uno squarcio centrale tra le due file, profondo circa 70-90 cm, dove il sistema radicale non è presente. È una operazione che va effettuata una sola volta l'anno su tutte le specie arboree, come agrumeti, pescheti, diospireti, noccioleti, uliveti, etc. 

Passaggio di aratro talpa in un diospireto 

Lo scopo è quello di consentire un arieggiamento del suolo, anche su quei terreni ricoperti di cotico erboso. Il periodo ideale va da novembre a fine febbraio, quando si ha una maggiore necessità di smaltire l'acqua in eccesso e/o costituire le riserve", spiega il tecnico.

Aratro talpa: telaio che consente di agganciarsi alla trattrice e un organo di lavorazione formato da due estremità. In quella posteriore è posta una sfera che consente di definire un cunicolo in profondità.


Gli aratri talpa sono dei ripuntatori con una sfera nella parte posteriore. I modelli in commercio sono molteplici. "L'efficacia dell'operazione dipende da due cose - riprende Vitelli - dalla distanza tra le due file e dalla profondità dello squarcio. Quindi minore è la distanza tra le due file e maggiore è la profondità della fenditura centrale, maggiore sarà l'efficienza dell’operazione. Il risultato migliore si ottiene quando l'attrezzo viene utilizzato su una coltivazione con baulatura".

impiego di aratro talpa in un agrumeto coltivato in suoli con falde superficiali.

Negli anni, il mancato arieggiamento del suolo potrebbe diventare un problema, poiché esso tende a compattarsi come conseguenza della non coltura o del passaggio dei mezzi.

impiego di aratro talpa in un mandorleto

"Se invece la stagione autunno-vernina si presenta particolarmente asciutta, questa operazione va comunque eseguita. Infatti, se il terreno è arido, creando questo squarcio si favorisce l'aumento delle riserve, specie durante le abbonanti precipitazioni. 

impiego di aratro talpa in un oliveto

L'acqua dunque scorre in superficie sul cotico erboso, senza creare erosione, e si infiltra quando incontra la fenditura dell'aratro talpa, andando ad incrementare le risorse idriche nel sottosuolo, vitali in particolare per le coltivazioni in asciutta. 

impiego di aratro talpa in un melograneto allevato su baula

Attenzione, però, questa operazione non va effettuata nel periodo estivo, quando la perdita di umidità nel terreno è già molto elevata a causa delle alte temperature".


articolo originale su Fresh Plaza




Giornate tecniche sull'agrumicoltura 2023

 Tappe in Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata

Da circa 10 anni, nei mesi primaverili il CO.VI.L. (Consorzio Vivaisti Lucani) organizza giornate sulle tecniche di coltivazione innovative e sulla gestione della chioma degli agrumi. Diversi appuntamenti teorico-pratici sono programmati negli areali agrumicoli italiani più noti e, a ogni edizione, vedono la registrazione di un numero sempre maggiore di partecipanti.

video correlato

A pochi giorni dall'avvio, ne abbiamo parlato con il responsabile tecnico del consorzio promotore, l'agronomo Vito Vitelli. "Come avviene ormai da tempo, marzo e aprile vengono dedicati alla formazione di tecnici e imprenditori negli areali agrumicoli siciliani, calabresi, lucani e pugliesi. Si tratta del trasferimento di nozioni, regole e aspetti rivoluzionari per poter ottenere una buona gestione di un impianto di agrumi, con particolare riferimento alla gestione idrica e nutrizionale e a quella della chioma. 


È uno stage, della durata di 6 ore, che consente di ottenere tutti gli elementi di base, utili a evitare di commettere gravi errori durante le fasi colturali".

Le giornate vengono caratterizzate da una breve introduzione sulla morfologia e fisiologia delle piante di agrumi, poi seguita da prove dimostrative di formazione della chioma e di preparazione della pianta alla fruttificazione. L'esercitazione di potatura viene svolta sia in gruppo sia in modo individuale per l'affinamento della tecnica.


"L'agrumicoltura italiana è ancora fossilizzata e ferma a sistemi tradizionali di bassa e media densità d'impianto, che prevedono una pianta di grandi dimensioni e con molteplici strutture portanti. Il concetto attuale è però l'opposto: occorrono molte ramificazioni a frutto, su piante di taglia più contenuta. Al termine dello stage, l'operatore saprà impostare la potatura di formazione e quella di produzione per il mantenimento della chioma".


articolo originale su Fresh Plaza

Per la partecipazione è necessaria la prenotazione. 

Per maggiori informazioni: 

Agronomo Vito Vitelli +393392511629


Iniziativa organizzata in collaborazione con:

Siccità: massima attenzione verso depuratori, dissalatori e tecniche colturali


Da alcune settimane, l'argomento siccità è ritornato sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali. Una problematica che si presume tenderà a peggiorare nei prossimi mesi, con l'arrivo della stagione calda. Le istituzioni si stanno adoperando per trovare soluzioni rapide ed efficaci: c'è chi parla di depuratori e dissalatori da utilizzare nel settore agricolo, potenzialmente finanziabili con fondi nazionali ed europei, stimati intorno 8 miliardi, secondo il ministro della Protezione Civile e del Mare, Nello Musumeci.


A tal riguardo, l'agronomo Vito Vitelli commenta: "Tutti si stanno adattando alla crisi idrica del 21esimo secolo, compresi gli agricoltori, sempre più orientati verso l'introduzione di tecniche agronomiche che prevedono l’ottimizzazione delle risorse idriche con sistemi di irrigazione a micro-portata, localizzati e con sensoristica di supporto per la gestione dei volumi e dei turni di adacquamento, adeguati alle esigenze della coltura.

impianto di irrigazione a microportata leggermente interrato in un mandorleto


Occorrono però misure nazionali che sostengano investimenti in tale direzione e prevedano un maggior snellimento delle pratiche burocratiche. 


Pensiamo ad esempio ai bacini di raccolta delle piccole sorgenti, ai pozzi, agli impianti di sollevamento e pompaggio alimentati da energia rinnovabili e ai sistemi di depurazione, di decantazione e/o di addolcimento (desalinizzazione)".

sistema di deflusso e recupero di acqua in eccesso in agrumeto allevato su letti di coltivazione rialzati.

Le acque reflue possono essere riutilizzate in agricoltura, comprese quelle degli scarichi urbani. "I complessi agro-industriali - riprende Vitelli - utilizzano enormi quantità acqua, risorsa che non viene però recuperata attraverso un processo di trattamento, depurazione e decantazione con apparecchiature che, ad oggi, sono sempre più efficienti e a basso impatto ambientale. 


Le acque  raccolte dai sistemi di drenaggio dei campi coltivati su suoli con falde freatiche alte, anche se di qualità mediocre, se adeguatamente trattate, possono essere impiegate per la fertirrigazione su colture arboree, in un sistema a ciclo chiuso".

evidenti segni di erosione del terreno dopo una violenta precipitazione

La crisi idrica non è provocata da una riduzione delle piogge rispetto al passato, quanto piuttosto dal fatto che piove male e in modo irregolare. A venire meno è quella classica distribuzione annuale di acque piovane, che ha lasciato il posto a precipitazioni abbondanti e violente, le quali creano danni e non consentono di costituire le riserve disponibili nel sottosuolo, complice anche un sistema di canalizzazione e recupero inefficiente e un'elevata dispersione. Infatti, in Italia ritorna a mare quasi il 90% delle acque piovane.

Con un maggior efficientamento della rete di canali di scolo, ripulitura dei bacini esistenti, mediante dragaggio, e costruzione di nuovi invasi si potrebbe recuperare oltre il 40% delle precipitazioni e soddisfare quasi totalmente il fabbisogno idrico nazionale. 

Sui dissalatori, l'agronomo invece ci riferisce: "sono anch'essi funzionali e potrebbero diventare una soluzione nel medio-lungo periodo, ma occorre fare una certosina analisi del rapporto costi/benefici, specie se non si possiedono sistemi energetici rinnovabili. Durante uno studio di fattibilità di un nuovo frutteto, bisogna analizzare il suolo e le acque, in quanto non tutte le sorgenti idriche sono utilizzabili. Spesso infatti ci troviamo con dei suoli eccezionali ma con delle acque non idonee per l'irrigazione, perché ad esempio ricche di sali a base di cloruro di sodio che causerebbero danni alla coltivazione. In questo caso, al fine di mettere a coltura quel determinato terreno, un impianto di dissalazione ci verrebbe in aiuto, perché abbatterebbe la concentrazione dei minerali tossici. Andremo poi a utilizzare dei portainnesti o delle specie che si adattino meglio a livelli di salinità elevati".




 

domenica 26 marzo 2023

PUGLIA E BASILICATA 14 APRILE 2023: GIORNATA DI AGRUMICOLTURA



Stage sulla potatura e sulle tecniche innovative di coltivazione degli agrumi

Metapontino (Matera) 14 aprile 2023



Programma

Introduzione con richiami di morfologia e fisiologia delle piante di agrumi e cenni sulla gestione degli agrumeti con sistemi innovativi.




Prove dimostrative di potatura di formazione della chioma e di preparazione della pianta alla fruttificazione a partire dal trapianto.

Esercitazione di potatura in gruppo.

Esercitazione di potatura individuale per affinamento della tecnica.



Le prove si sono svolte su piante di agrumi, arancio, mandarino e limone di diversa età.

vedi video correlati alla potatura degli agrumi:








Attestato di partecipazione e  forbici da pota modello "Castellari".



Per MAGGIORI INFORMAZIONI 

Vito Vitelli +39 339 251 1629

Iniziativa realizzata in collaborazione con:

sabato 4 marzo 2023

PERO A PARETE: LA GESTIONE DEL MONOASSE


Una raccolta di video esplicativi sui principali interventi da eseguire sulle piante di pero allevati con il sistema super intensivo a parete (oltre 4.500 piante/ha) dalla messa a dimora all'età in piena produzione.

Il video a cura della Castellari srl, percorre, in alcuni minuti di presentazione, le principali operazioni di gestione della chioma praticati su un pereto ad alta densità (oltre 4500 piante/ha) a partire dalla messa a dimora delle piante (potatura di trapianto) fino alla potatura di produzione su piante adulte. Il tutorial sarà integrato da un altro video dedicato agli interventi cesori del periodo estivo.

Segnaliamo altri video correlati:

PERETO ALTA DENSITA' MOMENTO DI POTATURA DI FORMAZIONE Interessante iniziativa, in un areale rinomato per la pericoltura, Castronovo di Sicilia (Palermo), di realizzazione di un pereto con numerosi elementi di innovazione. Alta densità di impianto (4000-5000 piante/ha), sistema di allevamento a monoasse, metodo di irrigazione localizzata a microportata, non lavorazione del terreno e gestione del cotico erboso con trincia, costituzione di una parete per meglio facilitare le future operazioni di potatura e raccolta.


PERETO SUPERINTENSIVO GESTIONE AUTUNNALE NEL CORSO DEL PRIMO CICLO VEGETATIVO Sorprendente lo sviluppo dell'astone di pero in pochi mesi dal trapianto. Complici le condizioni pedoclimatiche, la disponibilità di acqua di ottima qualità e le tecniche agronomiche a partire dalla potatura di trapianto e di formazione.



PERETO SUPER INTENSIVO DOPO UN ANNO DAL TRAPIANTO
Nell'impianto super intensivo di pero, ad un anno dal trapianto, le piante, presentano l'asse centrale ben sviluppato, con le prime potenziali formazioni fruttifere disposte lateralmente in via di maturazione. Molto importante il ruolo sistema portante, rappresentate dai tutori, dalle 3-4 corde orientate lungo le file e dai pali di cemento su cui si scaricherà tutto il peso della struttura.



COSA NON VA IN UN PERETO TRADIZIONALE

Il passaggio dalle forme di allevamento a volume, a bassa densità, a forme a parete, ad alta densità di impianto, oltre a incrementare le rese e a migliorare le produzioni in termini qualitativi, consentono di abbattere i costi di gestione, ottimizzare l'utilizzo delle risorse e applicare strategie di difesa a basso impatto ambientale, partendo dal principio basilare che un attacco si limita riducendo i fattori che predispongono l'ingresso e lo sviluppo degli organismi nocivi





CON I FRATELLI Di Marco INTERVENTI DI POTATURA ESTIVA E DI FORMAZIONE SU PERETI A PARETE AL SECONDO CICLO VEGETATIVO

Dopo il trapianto, grazie alle cure e all'assistenza, gli impianti di pereti ad alta densità formano, nel giro di pochi mesi, il monoasse che definisce la parete. Molto importanti sono gli interventi di potatura di formazione, nei primi 24 mesi dal trapianto, finalizzati ad armonizzare lo sviluppo della pianta che deve essere dotata di formazioni fruttifere a partire dalla base, 60 cm da terra, fino in punta. Lo scopo è avere una parete a frutto perfettamente in equilibrio tra attività produttiva e attività di rinnovo, evitando porzioni di pianta improduttive.



POTATURA DI PRODUZIONE DURANTE IL RIPOSO VEGETATIVO

La potatura di produzione nel pero viene eseguita, a partire dal secondo anno dall'impianto, all'inizio dell'autunno oppure a ridosso della ripresa vegetativa. Per motivi fitosanitari conviene evitare di intervenire con tagli in pieno inverno. Si parte da un principio molto semplice, costituito l'asse centrale, tutti gli elementi a frutto vanno lasciati. Non si teme un sovraffollamento, in quanto i rami sono deboli e tutti ben disposti a raggiera sulla "colonna portante". Gli interventi saranno rivolti solo ai rami vigorosi che andrebbero a sottrarre risorse, luce e nutrienti, ai rami deboli a frutto. 


Sul ramo vigoroso (bullo), su cui si è già intervenuti con dei tagli di contenimento durante il periodo estivo (fine luglio-agosto), potranno essere applicate due soluzioni: a) monconatura a pochi cm (7-10 cm), se il ramo lungo l'asse non presenta formazioni a frutto. b) il "bullo" dotato di strutture a frutto nella parte prossimale, va speronato di qualche centimetro, oltre l'ultima formazione fruttifera che si è formata grazie agli interventi estivi.



PERETI A PARETE: L'ESPERIENZA DEI FRATELLI CIPOLLETTA

Nel Sud Italia: si diffonde il super intensivo a parete

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