Il vento è sempre un elemento meteorologico da non
sottovalutare in agricoltura, capace di danneggiare ogni tipo di coltura, dalle
arboree, alle arbustive, alle erbacee, fino anche alle stesse strutture di protezione.
Se la specie è sensibile, o se sono presenti organi delicati, fiori e frutti,
il movimento violento dell’aria può generare rotture e lesioni, direttamente o
per effetto dello sfregamento delle foglie e delle ramificazioni.
Le pareti frangivento sono efficaci per proteggere i frutteti dalle raffiche violente e fredde, che diventano pericolose quando cominciamo a superare i 50-60 km/h, per poi diventare devastanti, per piante e strutture, oltre i 90-100 km/h. Non occorre isolare completamente il campo dal movimento dell’aria, essenziale per limitare ristagni di umidità e per favorire la circolazione del polline. Le barriere devono essere semipermeabile e possono essere realizzate con piante, frangivento vivo, oppure con pareti verticali di rete, frangivento morto.
Sono da preferire i frangiventi vivi, poiché oltre ad
esercitare un effetto limitante della velocità del vento, svolgono una vera e
proprio funzione di filtro. Studi dimostrano che le aree protette dal
frangivento realizzato con piante, risultano essere più fresche in estate e più
miti in inverno. Oltre all’effetto climatizzante le barriere vive, a impatto
positivo sul paesaggio e sulla biodiversità, filtrano l’aria dal sale e dalle
particelle ad effetto fitotossico e abrasivo, trasportate dal vento. Il vento,
se molto forte, non solo arreca danno diretto sulle piante, ma anche alle
strutture di protezione, provocando così disastri e problemi economici ingenti.
Le
specie più utilizzate per la realizzazione di barriere vive, nei climi
mediterranei sono l’olivo, la canna comune (Arundo spp), i cipressi e gli
eucalipti.
Occorre costituire una parete di 6-7 metri di altezza, da
realizzare lungo il perimetro della piantagione. La barriera non ha però una
efficacia illimitata, in quanto andrebbe ripetuta ogni 80-100 m, orientata in
direzione perpendicolare al vento.
Le pareti frangivento sono da suggerire in ogni caso per la protezione di tutte le colture, esposte all’azione dei venti sia in condizioni di forze ordinarie sia di eventi straordinari devastanti, di recente sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.
Sono inevitabili
nei casi di coltivazioni pregiate ad altissimo reddito, negli impianti ad alta densità
(limoneti, actinidieti,) o super-intesivi (come pereti e meleti a parete) dove
sono alti gli investimenti economici in termini di piante e strutture.
Negli ultimi anni, si sta proponendo l’olivo allevato a
monoasse essendo una specie molto diffusa in Italia, a rapido accrescimento, se
viene correttamente gestita la fertirrigazione e la chioma, e a duplice
attitudine, poiché alla funzione di protettiva si combina anche quella
produttiva.
Molte sono le varietà del panorama
italiano da proporre, per la realizzazione di una barriera: oltre alla classica “Cipressino”, la “Favolosa”
e “Leccino”, tolleranti a Xylella fastidiosa, “Necellara del Belice” ed “Etnea”, “Nociara”, “Biancolillo”, “Semidana”,
“Canino” e altre in corso di valutazione.
L’olivo si presta bene come frangivento perché è una specie facile da gestire, e non invadente nei confronti delle coltivazioni da proteggere. Le piante sono poste lungo la fila a 1,80-2,20 metri e allevate a monoasse con l’ausilio, nei primi tre anni, di tutori e strutture di sostegno. Dal solido asse centrale si dipartano delle ramificazioni non molto lunghe, (massimo 1,00-1,20 m) resistenti e molto flessibili orientate soprattutto nella direzione del vento. I rami vengano accarezzati dall’aria in movimento, ne assecondano il passaggio e riducono la velocità.
La vicinanza delle piante
lungo la fila crea presto una relazione tra i sistemi radicali che genera
moderazione dello sviluppo delle ramificazioni, autoregolazione dell’equilibrio
vegetativo e una precoce entrata in produzione. Nella parete, la disposizione
riavvicinata delle piante consente la gestione semplice della potatura di
produzione che viene eseguita manualmente ogni anno, a partire dal terzo anno, agendo
principalmente sui rami della base e consiste in pochi tagli di ritorno.
Molto importante è il sistema di fertirrigazione, da proporre
una doppia linea di irrigazione, rispettivamente a 45 e 65 cm dal tronco, a
destra e sinistra del filare, quattro ali gocciolanti in totale, preferibilmente
leggermente interrate. Una corretta gestione dell’acqua e degli elementi
nutritivi limita l’effetto della competizione radicale esercitato dalle piante
del frangivento sulla coltivazione protetta.
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