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Alcune tipologie di terreni potrebbero
risultare inospitali per molte specie di piante, in particolar modo per quelle
arboree. Spesso, però, adottando alcune tecniche agronomiche, è possibile
ottenere risultati straordinari anche in condizioni di suolo molto difficili,
come ad esempio ricchi di componente argillosa tendenzialmente asfittici,
situati in zone paludose. E' il caso di Ismaele Capanna, il quale, insieme a
suo fratello Nicola, ha deciso di mettere a dimora un mandorleto su un terreno
ereditato dalla nonna, da sempre coltivato a foraggio o grano. Ci troviamo a
Castellana Marina, in provincia di Taranto, a pochi chilometri dal mare Ionio.
"Eravamo stanchi di vedere su questo
suolo colture a bassissimo reddito, nonostante fossimo consapevoli dei
significativi e duraturi ristagni idrici. Dopo esserci adeguatamente informati
da esperti in materia, nel gennaio del 2020 abbiamo messo a dimora le prime
2.400 piante di mandorlo della varietà "Lauranne" (6,5 ettari), su portainnesto
GF677. Grazie alla tecnica della baulatura sulle file, di un'altezza pari a 40
cm e una larghezza di circa 1,5 m, siamo riusciti a realizzare il nostro
mandorleto, ora gestito con il metodo innovativo Zaragoza. L'impianto di
irrigazione è stato istallato al centro della baula, in modo che le radici si
sviluppino completamente su di essa. Le piante hanno una straordinaria vigoria
e quest'anno è previsto il nostro primo raccolto".
"Trattasi di un terreno con una tessitura argilloso/limosa, che tende a compattarsi se eccessivamente lavorato e a fessurarsi nel periodo estivo. Un terreno, tra l'altro, ubicato in una zona poco arieggiata. Evitiamo lavorazioni inutili e rispettiamo il cotico erboso spontaneo, il quale ci consente di rispettare la struttura e, al contempo, la biodiversità. La presenza di una flora spontanea variegata permette agli insetti pronubi di svolgere il loro lavoro".
Nel caso dell’azienda
Capanna, prima della messa in posa delle piante, è stata fatta la gessatura,
ovvero una somministrazione di solfato e calcio del gesso che migliora la
porosità del terreno e l’assorbimento degli elementi nutritivi e dell’acqua,
rendendo cosi il terreno fertile. Tale operazione, in realtà, può essere anche
ripetuta ogni 12-18 mesi. Il richiamo va localizzato lungo la fila, in modo da
rigenerare i primi cm di profondità del terreno, dove appunto viene ospitato la
maggior parte dell’apparato radicale.
Inoltre, per favorire lo
sgrondo delle acque, periodicamente viene utilizzato l’aratro talpa, al fine di
fendere al centro tra le file delle baule e realizzare uno squarcio di 70-90 cm
di profondità e consentire di potenziare l’effetto di coltivazione rialzato.
"Siamo molto soddisfatti della scelta colturale e del riscatto dato a questo suolo - concludono i fratelli Capanna. Un terreno mai sfruttato al pieno delle sue potenzialità, poiché etichettato come non buono per coltivazioni "serie". Un immerso ringraziamento dobbiamo anche all'agronomo Vito Vitelli, che ci ha seguito e aiutato in tutte le fasi di preparazione e gestione dell'impianto".
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