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Si sa, le lavorazioni del terreno sono interventi fondamentali sia per la preparazione del letto di coltivazione sia per la gestione del suolo. Frequenti interventi di movimentazione sul suolo, però, potrebbero comportare alcune criticità, come ad esempio il danneggiamento dell'apparato radicale, la riduzione per ossidazione della sostanza organica, considerata la base della fertilità, e fenomeni di erosione e smottamenti.
Dobbiamo sfatare il mito che le frequenti lavorazioni del terreno possano far del bene alle coltivazioni arboree. In realtà, non è sempre così. Infatti, i maggiori interventi meccanici, oltre a essere cattivi investimenti in termini di tempo e denaro, causano effetti pericolosi.Evidenti fenomeni erosivi, con solchi di una significativa profondità sul terreno lavorato. Nella stessa foto (a destra) è anche visibile un terreno n con flora spontanea che ha favorito la struttura del terreno, evitando così smottamenti.
Nei primi 15-20
cm il suolo è vivo. Esiste un microcosmo di biodiversità e di attività a
beneficio delle piante coltivate, grazie alle azioni, spesso combinate, della
"fauna" (lombrichi, insetti e piccoli animali) e dei microrganismi
(funghi e batteri), i quali popolano lo strato superficiale e delle stesse
radici della flora spontanea. Ma, complice la disinformazione, spesso gli
agricoltori decidono di eseguire frequenti o inutili interventi di coltivazione
che causano così danni all'apparato radicale, sia alle radici esplorative sia
alla rete dei capillari, quest'ultimi molto sensibili a qualsiasi movimento del
terreno. Con le frequenti lavorazioni, si rischia che l'apparato radicale vada
più in profondità, in zone del terreno meno ospitali poiché con poca presenza
di ossigeno. Inoltre, con le ferite che provocate dai mezzi di lavorazione, si
favorisce l'ingresso di organismi nocivi.
Un accanimento delle lavorazioni, dunque, danneggia l'apparato radicale e
potrebbe creare una forte ossigenazione che brucia rapidamente la sostanza
organica presente, con conseguente liberazione nell'aria di CO2. Il terreno, a
lungo andare, diventa sempre più povero e con una limitata di fertilità.
Inoltre, un suolo eccessivamente lavorato è più soggetto a fenomeni erosivi,
perché meno strutturato. Infatti, al registrarsi delle intense precipitazioni,
sempre più frequenti e violente a causa dei cambiamenti climatici, sui terreni
scoscesi o non pianeggianti potrebbero verificarsi solchi, smottamenti, con
conseguenti problemi alle viabilità sottostanti.
Tale criticità può trovare soluzione con
la messa a dimora di fruttifere, lasciando il cotico erboso spontaneo e gestito
con la trinciatura. Lo sviluppo della flora spontanea nei frutteti, oltre ad
assicurare una buona quota di biodiversità, rallenta il flusso e la potenza
dell'acqua che per gravità scorre verso il basso e facilita l'assorbimento
delle precipitazioni piovose, migliorando l'incremento delle riserve idriche.
Pertanto, dopo
aver realizzato un impianto arboreo, bisogna rinunciare a qualsiasi tipo di
lavorazione. La gestione delle erbe infestanti va fatta solo ed esclusivamente
con la trincia (tra la fila o lunga le file). Per quanto riguarda gli
interventi di preparazione del terreno, le principali rimangono il
dissodamento, baulatura, frangizolatura, fresatura, etc.
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