venerdì 14 gennaio 2022

Lavorazioni dei terreni: spesso sono inutili o addirittura fatali

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Si sa, le lavorazioni del terreno sono interventi fondamentali sia per la preparazione del letto di coltivazione sia per la gestione del suolo. Frequenti interventi di movimentazione sul suolo, però, potrebbero comportare alcune criticità, come ad esempio il danneggiamento dell'apparato radicale, la riduzione per ossidazione della sostanza organica, considerata la base della fertilità, e fenomeni di erosione e smottamenti.

Dobbiamo sfatare il mito che le frequenti lavorazioni del terreno possano far del bene alle coltivazioni arboree. In realtà, non è sempre così. Infatti, i maggiori interventi meccanici, oltre a essere cattivi investimenti in termini di tempo e denaro, causano effetti pericolosi.Evidenti fenomeni erosivi, con solchi di una significativa profondità sul terreno lavorato. Nella          stessa foto (a destra) è anche visibile un terreno n con flora spontanea che ha favorito la        struttura del terreno, evitando così smottamenti.

Nei primi 15-20 cm il suolo è vivo. Esiste un microcosmo di biodiversità e di attività a beneficio delle piante coltivate, grazie alle azioni, spesso combinate, della "fauna" (lombrichi, insetti e piccoli animali) e dei microrganismi (funghi e batteri), i quali popolano lo strato superficiale e delle stesse radici della flora spontanea. Ma, complice la disinformazione, spesso gli agricoltori decidono di eseguire frequenti o inutili interventi di coltivazione che causano così danni all'apparato radicale, sia alle radici esplorative sia alla rete dei capillari, quest'ultimi molto sensibili a qualsiasi movimento del terreno. Con le frequenti lavorazioni, si rischia che l'apparato radicale vada più in profondità, in zone del terreno meno ospitali poiché con poca presenza di ossigeno. Inoltre, con le ferite che provocate dai mezzi di lavorazione, si favorisce l'ingresso di organismi nocivi. 


               Lavorazione errata in un agrumeto

Un accanimento delle lavorazioni, dunque, danneggia l'apparato radicale e potrebbe creare una forte ossigenazione che brucia rapidamente la sostanza organica presente, con conseguente liberazione nell'aria di CO2. Il terreno, a lungo andare, diventa sempre più povero e con una limitata di fertilità. Inoltre, un suolo eccessivamente lavorato è più soggetto a fenomeni erosivi, perché meno strutturato. Infatti, al registrarsi delle intense precipitazioni, sempre più frequenti e violente a causa dei cambiamenti climatici, sui terreni scoscesi o non pianeggianti potrebbero verificarsi solchi, smottamenti, con conseguenti problemi alle viabilità sottostanti.

         Radici danneggiate

Tale criticità può trovare soluzione con la messa a dimora di fruttifere, lasciando il cotico erboso spontaneo e gestito con la trinciatura. Lo sviluppo della flora spontanea nei frutteti, oltre ad assicurare una buona quota di biodiversità, rallenta il flusso e la potenza dell'acqua che per gravità scorre verso il basso e facilita l'assorbimento delle precipitazioni piovose, migliorando l'incremento delle riserve idriche.

    Agrumeto con cotico erboso

Pertanto, dopo aver realizzato un impianto arboreo, bisogna rinunciare a qualsiasi tipo di lavorazione. La gestione delle erbe infestanti va fatta solo ed esclusivamente con la trincia (tra la fila o lunga le file). Per quanto riguarda gli interventi di preparazione del terreno, le principali rimangono il dissodamento, baulatura, frangizolatura, fresatura, etc.



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