Le superfici a pistacchio stanno conoscendo un'espansione nelle regioni del sud Italia, riproponendo però questa coltivazione in chiave più moderna, grazie a tecniche di gestione innovative e nuove varietà, capaci di garantire risultati economici soddisfacenti.
Dopo la mandorlicoltura, la coltivazione del pistacchio diventa un altro importante filone da seguire, poiché l'esigenza di materia prima da parte delle industrie agroalimentari, specie quelle dolciarie, ha generato un crescente entusiasmo degli agricoltori nel voler intraprendere questa esperienza imprenditoriale, con un occhio di riguardo però verso corretta nutrizione, giusti apporti idrici, gestione della chioma e difesa da possibili attacchi di organismi nocivi. L'obiettivo è quello di ottenere in breve tempo un giusto equilibrio tra attività vegetativa di accrescimento e formazione di rami a frutto, non rinunciando a qualità e quantità.
In Italia, il 90% dei pistacchi si coltiva in Sicilia (prevalentemente nella zona di Bronte), mentre la restante parte in Basilicata (nella zona interna della provincia di Matera) e in maniera non rilevante in altri territori del Centro-Sud. Potenziali regioni di sviluppo sono anche Puglia, Molise e Sardegna, nelle quali iniziano a contarsi superfici crescenti.
Attualmente la varietà più diffusa è la "Napoletana" (o Bianca) su portinnesto "terebinto", malgrado questa combinazione di portinnesto necessiti di tempi molto lunghi per arrivare in produzione (circa 10-12 anni). Esistono però portinnesti ibridi a rapido accrescimento (come UCB1), che, se abbinati a nuove varietà (Larnaka), consentono alla pianta di entrare in produzione già al quarto/quinto anno dalla messa a dimora. L'interesse è comunque rivolto verso cultivar caratterizzate da frutti aventi un'ottima densità di colore verde e un buon aroma.
Possiamo impiantare il pistacchio sia su terreni di medio impasto sia su quelli ricchi di scheletro, per ottenere un migliore drenaggio, purché siano entrambi serviti da una discreta rete idrica, con qualità delle acque non necessariamente alta (con conducibilità superiore a 2000-2500 µS/cm). Per ragioni climatiche, è consigliabile realizzare gli impianti nelle zone interne, poiché le varietà di interesse commerciale hanno un fabbisogno in freddo minimo di 400-500 ore. Sono però in fase di sperimentazione nuove selezioni di origine tunisina che potrebbero risultare ideali nelle zone costiere caratterizzate da temperature invernali miti.
vedi video correlato impianto moderno
Il pistacchio è una pianta poco esigente dal punto di vista degli interventi agronomici, specie quelli fitosanitari. I costi di produzione sono stati stimati intorno ai 4-5 mila €/ettaro tra potatura, fertilizzanti, irrigazione e operazioni colturali, a fronte dei 15-18mila euro/ettaro di produzione lorda vendibile (5-6 kg/pianta per un investimento di 350-400 piante/ettaro).
L'interesse delle aziende verso la frutta in guscio è data da una serie di vantaggi: maggiore facilità nella gestione delle coltivazioni, possibilità di meccanizzare la raccolta evitando così problemi della carenza di manodopera, lunga conservabilità del prodotto rispetto alla frutta con polpa. Credo che, nei prossimi anni, il pistacchio regalerà dei bei momenti agli imprenditori che vi investiranno.
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