Malgrado alcuni problemi di natura strutturale e di organizzazione della filiera dell'offerta, le produzioni e gli agricoltori italiani, nell'immaginario collettivo dei Paesi stranieri, soprattutto quelli del Magreb e del Medio Oriente, vengono visti come un ottimo riferimento per i loro risultati produttivi, poiché ottenuti con metodiche che tengono conto delle tecniche e del profitto, oltre che dei temi etici, sociali e ambientali.
E' opportuno precisare, però, che nella maggior parte dei casi, tali
risultati qualitativi e quantitativi delle produzioni sono anche merito dei
professionisti e tecnici del settore, i quali, grazie alla loro competenze e
professionalità, sembrano essere molto richiesti dalle imprese agricole europee
ed extra europee. A tal riguardo, abbiamo parlato con Vito Vitelli, agronomo
con 25 anni di esperienza e che vanta interessanti rapporti di collaborazione
con personalità straniere, per le quali si occupa di attività di consulenza,
progettazione e realizzazione di nuovi impianti.
"Affidare
la regia di un campo a un consulente italiano costituisce sicuramente un valore
aggiunto, per un'impresa agricola straniera - spiega Vitelli. Il rapporto
professionale di fiducia viene rafforzato da un'altra componente, tutta
italiana, legata all'empatia, che si trasforma presto in amicizia e stima
reciproca tra produttore e tecnico".
"Ad oggi, i Paesi che mi richiedono interessanti collaborazioni sono quelli dell'area mediorientale, come Turchia, Georgia, Armenia, Azerbaijan, ma anche la vicina Grecia, Albania e Macedonia del Nord. Trattasi di gruppi di investitori, molti dei quali non provenienti dal settore agricolo, e imprenditori agricoli, spesso figli di proprietari terrieri, che, di rientro da un'esperienza formativa all'estero, vogliono dar vita a un progetto agricolo innovativo".
Abbiamo
chiesto a Vitelli a quali coltivazioni sono maggiormente interessati questi
Paesi e imprenditori stranieri. "Le coltivazioni di specie mediterranee
sono oggetto di investimenti in chiave moderna. Particolare interesse viene
manifestato sull'agrumicoltura (arancio,
mandarino-simili, limone e pompelmo), sulla frutta a guscio o
secca (come mandorle,
pistacchio e carrubo) e sul loto kaki, soprattutto da
destinare all'essiccazione. Meno interesse si riscontra invece per la
frutticoltura intensiva classica (quale
pesco e albicocco), spesso nel vortice dell'attenzione dei costitutori
e vivaisti, alla continua e affannosa rincorsa al rinnovo varietale".
Tra i
principali obiettivi dei gruppi di investitori e imprenditori esteri troviamo
l'applicazione di sistemi di coltivazione e gestione che consentano di
introdurre alti livelli di meccanizzazione, ottimizzazione dell'uso delle
risorse, in particolare suolo e acqua, rapida entrata in produzione delle
piante e rispetto dell'ambiente e della biodiversità.
Giornate di mandorlicoltura in Macedonia del Nord
Pare che l'agronomo Vitelli non abbia avuto difficoltà a distinguersi in questi areali internazionali. "Se vieni da un altro Paese, sei spesso considerato portatore di novità e ciò facilita il lavoro di avvio di collaborazioni con gli operatori stranieri, i quali, però, in ogni caso, pretendono il massimo della professionalità, delle competenze e risultati tangibili nell'immediato".