Il video, girato in un’azienda olivicola in provincia di Cagliari,
documenta un intervento di recupero su piante di olivo precedentemente
stressate e colpite da patologie radicali, causate principalmente da una
scorretta gestione idrica.
L’Agronomo Vito Vitelli
illustra come la conversione dei sistemi irrigui e una nuova gestione della
chioma abbiano portato a risultati sorprendenti in termini di salute delle
piante e vigoria vegetativa.
Il problema: l’errore dell’irrigazione a “baffo”
L’impianto originario utilizzava il sistema a baffo, con erogatori
posizionati in prossimità del tronco. Questa soluzione si è rivelata fortemente
penalizzante perché, bagnando costantemente il colletto, ha favorito
l’insorgenza di marciumi radicali da Phytophthora spp.
L’eccesso di umidità localizzata ha compromesso l’apparato radicale
di molte piante, rendendo necessaria la sostituzione degli esemplari morti o
gravemente deperiti.
La soluzione: Trasformare un problema in opportunità
La strategia adottata è stata duplice e altamente innovative.
Conversione in impianto climatizzante: Il vecchio impianto a baffo
non è stato rimosso, ma riconvertito in un sistema di raffrescamento aereo.
Nuova irrigazione a goccia: Per soddisfare il reale fabbisogno
idrico e nutrizionale, è stata installata un’ala gocciolante con passo 50 cm ed
erogazione massima di 2 l/ora, destinata in futuro a diventare doppia e
leggermente interrata.
Come funziona l’impianto climatizzante
L’obiettivo del sistema non è irrigare, ma ridurre lo stress
termico:
Effetto termico: In piena estate sarda consente di abbassare la
temperatura da 42–45 °C a circa 32–33 °C, con una riduzione di 7–10 °C.
Beneficio fisiologico: il controllo termico evita il blocco
vegetativo estivo, garantendo continuità di crescita anche nei periodi più
caldi.
Gestione della chioma e sesto d’impianto
L’intervento ha riguardato anche la struttura dell’oliveto:
Densità: passaggio da sesti tradizionali ampi (6×6 o 6×5 m) a un
sesto dinamico di 6×2,5 m.
Potatura: Adozione del “Vaso Libero Zaragoza”, con
l’obiettivo di realizzare una parete produttiva continua, contenendo l’altezza
a 2,70–2,80 m.
Conclusioni, a distanza di un anno, l’oliveto mostra uno stato sanitario eccellente e una vegetazione equilibrata e vigorosa, nonostante l’elevata produzione dell’annata precedente.
L’intervento ha permesso una gestione più efficiente dell’acqua e
una maggiore stabilità produttiva, dimostrando come tecnica, visione e
tecnologia possano mitigare gli effetti estremi del clima e restituire
funzionalità e redditività a un oliveto in crisi.
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Nota editoriale. Contenuto originale a cura dell’Agronomo Vito Vitelli, elaborato e ottimizzato con l’ausilio di strumenti di intelligenza artificiale.
Attività divulgativa svolta
in collaborazione con:
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