Sempre più spesso, gli
agricoltori si trovano davanti alla necessità di riconvertire impianti
frutticoli giunti al termine del loro ciclo produttivo, in particolare i
vigneti. L’impossibilità di reimpianto sulla stessa superficie, a causa della
cosiddetta 'stanchezza del suolo' dovuta ad accumuli di essudati radicali
fitotossici e organismi patogeni specifici, spinge alla ricerca di nuovi
terreni — con costi elevati e impatti significativi.
Una
soluzione innovativa e sostenibile
In
questo contesto, l’agronomo Vito Vitelli propone una soluzione moderna,
sostenibile e a basso impatto: riutilizzare integralmente le strutture del
vecchio vigneto per impiantare colture alternative come kaki o pero, evitando
demolizioni, smaltimenti e costi superflui.
“Il
pero, in particolare, si presta perfettamente al riadattamento,” spiega
Vitelli, “e permette di sfruttare ogni filare disponibile, valorizzando
l’investimento strutturale esistente.”
Preparazione del
terreno per l'impianto del pereto.
Giovani piante di pero alla
ripresa vegetative dopo la messa a dimora con shelter.
Panoramica del pereto
in fase di crescita con impianto strutturato.
Tecnica di inarcamento del fusto per il contenimento vegetativo.
Pareti fruttifere ben illuminate lungo l’arco vegetativo.
Vista d'insieme del pereto ad alta densità, completamente pedonale.
Struttura del filare con pali e fili riutilizzati dal vigneto.
Il
pereto pedonale ad alta densità
Nel
caso specifico del pero, le file ereditate dal vigneto (2,8 m) vengono
mantenute, ma si intensifica la densità di impianto lungo la fila, con piante
distanziate a 60–80 cm, allevate con la tecnica del monoasse. Le piante, alte
non oltre i 2 metri, vengono contenute attraverso l’inarcamento della cima,
creando pareti produttive illuminate e facilmente gestibili da terra.
“L’inarcamento
è una tecnica potente,” spiega Vitelli, “perché riduce la dominanza apicale e
stimola la fruttificazione lungo l’arco e l’asse, generando due pareti
fruttifere illuminate e compatte.”
Recupero
delle strutture esistenti
Uno dei vantaggi principali di questo approccio è la riduzione dei costi grazie al recupero completo dell’infrastruttura esistente: i pali vengono lasciati in campo, i fili vengono riposizionati verticalmente, e si aggiungono semplici tutori in canna per le giovani piante. Anche l’impianto irriguo viene riutilizzato integralmente.
L’esperienza
concreta di Mirian Modica
Nel
gennaio 2024, Mirian Modica, giovane agricoltore siciliano, ha adottato questo
sistema per sostituire un vigneto poco produttivo con un pereto superintensivo
della varietà Coscia. Ha impiantato 2200 piante/ha su sesto 2,8 m x 60 cm,
riutilizzando completamente le strutture preesistenti.
“Tutto
è stato recuperato — pali, fili, testate, irrigazione. Tra poco più di due
anni, raccoglieremo i primi frutti,” racconta Modica.
Una
via replicabile per la frutticoltura moderna
Questo
progetto dimostra come sia possibile riqualificare impianti esistenti con
tecniche moderne e sostenibili, dando nuova vita ai vigneti dismessi e offrendo
agli agricoltori una soluzione rapida, economica ed ecologica per la
riconversione.
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